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egoist room

Io amo lavorare da sola, però vorrei farlo con altri, sconosciuti…così per chiaccherare un po’, rubare qualche idea geniale…sbirciare i loro progetti, sfogliare i cataloghi che loro hanno e che io non prendo mai perchè pesano più di me. Condividere, cicerare, ridacchiare, rubacchiare, copiare…contraddittorio? Nella precedente edizione del Salone del Mobile di Milano, ho scoperto la Collaborative Room. Ovvero una stanza modulo rivestita con pannelli fonoassorbenti, in grado di attivare uno spazio nello spazio, protetto e riservato. All’interno, il modulo è illuminato, fornito anche di ricircolo d’aria e alimentazione elettrica. Si compone a piacimento…una sala riunioni o una zona relax…Puoi collaborare o isolarti. Ormai il lavoro è smart, gli spazi sono coworking. Basta uffici e stanzette. Loft e spazi aperti.  Se lavorassi in un coworking, cosa che non escludo possa succedere, dovrei proporre una egoist room, con cuscini, riviste, bollitore e musica. Tutta per me! Poi ripenso alla frase di Paul Valéry: ” Un uomo solo è sempre in malvagia compagnia”… e allora dico: Tutti insieme appassionatamente!. 

Collaborative Room di Estel

Github’s office space in San Francisco

Ekimetrics in Paris

MullenLowe, Boston

In fondo, si può lavorare anche divertendosi.

Swing Table di Christopher Duffy di Duffy London

 

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